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HNH Hospitality: il benessere psicologico come leva della crescita professionale
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Basta guardarsi intorno per comprendere quanto il mondo del lavoro nel settore turistico (e non solo) sia cambiato.
Da un lato, dilaga la carenza di personale. Questa è stata determinata da un iniziale drastico calo di offerta di lavoro causato dai lockdown, che ha spinto molti lavoratori a spostarsi in altri settori (GDO e trasporti, su tutti). Dall’altro lato, le necessità dei lavoratori sono cambiate moltissimo in un arco di tempo piuttosto breve e su scala globale. Ciò ha reso particolarmente complessa l’acquisizione di talenti, determinata, ora più che mai, da concessione di benefit, stipendi competitivi e opportunità di crescita.
In poche parole: il potere contrattuale si sta spostando sempre di più dalle aziende ai candidati. Per rendere l’idea di quanto pressante sia questo problema, basta citare una ricerca di Deloitte: la voce talent acquisition e retention è salita al 2° posto di priorità nell’agenda dei CEO, seguita solamente dalla sfida di ottenere leadership globale.
Tutti questi fattori, dunque, determinano quello che è un vero e proprio macro-trend del futuro imprenditoriale: l’acquisizione e la conservazione di talenti passerà dall’essere una strategia HR ad essere una strategia di business. Utilizzando un esempio estremo (ma di cui abbiamo ricevuto testimonianza): se non hai cuochi, non puoi aprire il ristorante. Se non hai cameriere ai piani, non puoi aprire l’hotel.
In questo articolo, vogliamo dunque concentrarci su un aspetto determinante della talent acquisition e retention: la creazione di un ambiente di lavoro positivo. Abbiamo identificato 3 aree di intervento che contribuiscono notevolmente a creare questo tipo di ambiente. Le andremo a descrivere qui di seguito.
Le persone si sentono a loro agio se hanno la possibilità di essere sé stesse. Per questo, creare un ambiente di lavoro che sia inclusivo e diversificato è una priorità, specialmente ora, in cui le nuove generazioni entrano nel mondo del lavoro.
E’ un compito particolarmente complesso, in quanto creare diversità, legata più alla talent acquisition, non implica in automatico creare anche inclusività, legata, invece, alla cultura aziendale. Cosa vuol dire questo? Che l’inclusività viene generalmente veicolata dall’alto, dal top management. Proprio per questo, promuovere la cosiddetta DEI (diversity, equality, inclusion) deve essere un compito in capo all’amministratore delegato. Al momento, invece, viene spesso delegato esclusivamente al dipartimento HR.
Inoltre, un ambiente di lavoro di questo tipo incide positivamente sulla produttività. Una ricerca della Victorian Equal Opportunity and Human Rights Commission ha dimostrato che i team che operano in un contesto lavorativo inclusivo hanno prestazioni migliori dell’80% rispetto ai loro pari.
Un secondo elemento chiave per creare un ambiente di lavoro positivo è la costruzione di una cultura del riconoscimento. Per quanto banale possa sembrare, dire “grazie” è uno strumento straordinario per motivare un team. Deloitte, nuovamente, ha messo in luce una statistica molto interessante: le aziende che hanno costruito un ambiente basato sul riconoscimento registrano il 31 % in meno di turnover volontario rispetto alle altre aziende.
La chiave del successo, in questo caso, è creare una cultura aziendale in cui l’apprezzamento del lavoro altrui venga incentivato tra pari, liberando quindi i manager dal ruolo (spesso scomodo) di essere i giudici dei dipendenti.
Ultimo, ma non meno importante compito: garantire flessibilità sul lavoro. Questa può essere intesa sia come flessibilità di location (prendendo come esempio una catena alberghiera, offrendo l’opportunità di spostarsi facilmente da una struttura ad un’altra su tutto il territorio), sia come flessibilità temporale (la concessione del giorno libero, nell’ambito del lavoro stagionale, è la più frequente richiesta che viene avanzata dai candidati).
Ignorare queste richieste non è più una scelta: i benefit sono elementi essenziali per adattare il lavoro alle nostre vite, diventate più frenetiche e complicate. La sfida si è spostata invece sul creare le condizioni per poter garantire questi benefit, soprattutto in termini di fattibilità economica.
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